L'INDUSTRIALIZZAZIONE MINERARIA DELLA DALMAZIA NEL XIX° SECOLO

LA NASCITA DELLA PRIMA FABBRICA DI CEMENTO

Nella quasi totalità della Dalmazia e le sue isole, la roccia predominante è quella calcarea. I monti più alti della provincia, come il Velebich, Ghaat, Dinara e Prologh, sono composti da un calcare di più antica formazione così come i monti che percorrono l’allora Croazia militare e si estendono nel territorio del governo di Trieste e di Lubiana ove tale roccia viene chiamata “Karst”. La roccia calcarea di più recente formazione, dove a Spalato si trova in grande quantità, veniva chiamata dai geologi juratica o “Turrabultz”. Questo secondo tipo di calcare, molto compatto, di color bianco-bruno e giallastro-bianchiccio ovvero bruno-scuro a causa della penetrazione di pece come si vede a Vergoraz [Vrgorac], è quasi sempre facile a dividersi e si trova spesso in lastre sottili che comunemente vengono adoperate in luogo della lavagna per coprir le case, come si vede tutt'ora nei borghi di Spalato ed in altri luoghi. Una tal cava di lastre si trovava a Verbosca [Vrboska] nell’isola di Lesina [Hvar].  Alla calce di Jura della Dalmazia sono subordinate le seguenti specie:

 

a) una breccia screziata compatta con cemento di calce presso Knin, Dernis [Drniš] e Sign [Sinj];

b) una specie di marna cinereo-azzurra indurata;

c) una pietra arenacea (Vundstain) finissima, di color bigio cilestro, che coll’andar del tempo passa in bruno presso Dubravizza [Dubravica] ed Ostrovizza [Ortrovica];

 

La pietra arenacea e la marna, i più fertili del paese, si possono specialmente osservare in alcuni tratti fra Zara e Scardona, nella vallata di Knin, nella campagna fra Verlicca e Dernis ed in particolare nella valle di Cossovo, nella riviera dei Castelli fra Traù e Salona, nella riviera di Macarsca, nella penisola di Spalato, nel tratto fra Canosa e Malfi, nelle valli di Ombla e Canali presso Ragusa, nei contorni di Castelnuovo, ed in fine nella fertile valle di Xuppa fra Cattaro e Budua. Sopra gli strati particolari poi della calce di Jura, si trovano i seguenti tre minerali:

 

-La pece (Erdpech) di cui se ne parlerà ampiamente più avanti è abbondantissima nel circondario di spalato.

-Il ferro (Thoneisenstein) che si trova in densi massi, e ciò almeno fra Podt e Memedovich nel distretto di Imoschi, e fra Verlica e Sign.

-Il gesso che si trova nel territorio di Knin e Sign 1)

 

Nonostante questa immensa ricchezza geologica, agli inizi dell’Ottocento, in tutta la Dalmazia non esisteva nemmeno una fornace permanente per la produzione della sola calce.

A quell'epoca, la calce veniva prodotta localmente costruendo in base alle esigenze e solamente dove serviva, una rozza fornace atta alla cottura del calcare, realizzata con la stessa pietra calcarea quale materiale refrattario. A causa dell’altissimo prezzo del carbone e della legna, la calce prodotta in Dalmazia veniva realizzata a costi insostenibili. Circa dieci volte il prezzo che avrebbe necessitato in Italia. Era dunque  pratica comune erigere una temporanea “calckera” direttamente sul luogo di costruzione. Memorabile l’impresa del parroco di Ponta Lon o Puntaloni [Lun] sull' isola di Pago, che ottenuto il permesso, eresse un forno per la produzione della calce, atta alla costruzione di una cisterna per la raccolta delle acque. Impresa che ai tempi avrebbe significato salvare da malattie e da morte, uomini e moltissimi animali. 2)  Un primo passo verso l'industrializzazione mineraria avvenne nel 1808 quando a Zemonico [Zemunik Donji], un villaggio a circa sette miglia da Zara venne eretta la prima stabile fornace per la produzione di coppi, pianelle, ad opera di Giuseppe Buratich di Palazzolo, dipartimento del Tagliamento, unitamente ad altri cinque artigiani dello stesso dipartimento. Altra stabile fornace verrà costruita a Dernis [Drniš] nei pressi del giacimento di carbon fossile. 3)  Un'altra ancora venne eretta nel 1836 nella parte superiore di una miniera di carbon fossile sita nei pressi Dubravizza [Dubravica] nella Dalmazia bosniaca-erzegovese. Grazie alla posizione strategica in cui venne eretta, non soltanto si poteva produrre la calce abbattendo i costi di trasporto del carbon-fossile, ma addirittura mettere a profitto i minuti carboni, inetti al commercio che comunque asservivano a tale scopo. Questa fabbrica cessò la produzione per circa un'anno, sino all'esaurimento della sottostante miniera di carbone.4)  E' doveroso precisare che in Dalmazia, nel corso della prima metà dell'Ottocento, vennero erette moltissime fornaci per la produzione della calce, le quali, a causa del ciclo produttivo molto primitivo e dall'uso strettamente locale, non ebbero mai un'importanza degna di nota. Nel 1865, ad oltre cinquant’anni dalla costruzione della prima stabile fornace, nel solo circolo di Spalato si contavano ben 165 fornaci per calce o mattoni.5) A testimoniare l'esistenza di una moltitudine di fornaci, l'articolo presente all'interno di un trattato di economia dell'epoca, viene addirittura riportato che alla fine del 1850, nel comune di Cittavecchia [Starigrad] sull’isola di Lesina [Hvar] si dava addirittura fuoco ai boschi per accendere i forni da calce.6)

Fig. 1

Disegno di un tipo di calchera che veniva costruito sull’ Isola di Solta 7)

Fig. 2

Resti di una calchera sull’Isola di Lesina [Hvar] 8)

Giunti a questo punto, voglio ricordare ai lettori, che nonostante il cemento fu scoperto a cavallo fra il XVIII° ed il XIX° secolo, periodo in cui a seguito di vari esperimenti venne accertata la stretta correlazione che esiste fra la percentuale di impurità argillose contenute nel calcare e le proprietà idrauliche che manifestava il cemento ottenuto, fu di fatti commercializzato in vasta scala, intorno al 1850. Difatti proprio in quel periodo, il cemento rappresentava la vera svolta industriale. Un prodotto  nuovo, destinato a sostituire la pietra, che prima di allora sarebbe stato impossibile da realizzare con semplici impasti di calce se non con l’aggiunta di pozzolana. Nonostante ciò, intorno al 1860, mentre in tutta l'Europa, così come nell'interno della Monarchia Austro - Ungarica ed addirittura nella vicina Istria, vi erano già delle fabbriche di cemento ben avviate, in Dalmazia non ve n'era nemmeno l'ombra. Sino ad allora, il cemento che perlopiù serviva per costruzioni subacquee quali ponti, moli, banchine e fortificazioni, veniva importato dall’entroterra dell’Impero Austriaco, Francia ed Inghilterra.

Per quanto possa apparire strano ed insensato e per motivi che vi saranno più chiari più avanti, la nascita dell’industria cementifera in Dalmazia, non deriva dalla spontanea evoluzione dell’industria della calce, ma bensì da un altro ramo dell’industria mineraria, in voga all'epoca, ovvero quello della estrazione e produzione dell’asfalto e del bitume. Già, perché la Dalmazia non abbonda solamente degli immensi e sconfinati giacimenti di calcare, ma anche del catrame e del bitume che spesso e volentieri accompagna questa roccia in gran quantità. Molto famosi sin dai tempi della Serenissima i ricchi giacimenti presso Vergoraz [Vrgorac], dove il governo veneziano, già nel 1753 aveva investito alcune nobili famiglie di Macarsca per lo sfruttamento dei giacimenti, trovando però ferma opposizione della popolazione locale. 9)

Lo stesso abate Alberto Fortis, nel suo capolavoro “Viaggio in Dalmazia”del 1774, non omette di menzionare una miniera di asfalto (dallo stesso chiamata pissasfalto) nei pressi del casale di Vinischie presso il Porto Mandoler, scoperta in tempi antichi che esso però non poté visitare e dedicando invece un intero capitolo sulla miniera di asfalto presente sull’Isola di Bua.  Altro deposito di asfalto molto ricco di bitume, fu scoperto dall’illustre Prof. Dr. Francesco Lanza di Spalato Sulle alture di Prapatnice nel distretto di Traù. 10)

Fig. 3

Miniera di pissasfalto sull’Isola di Bua- Incisione presente in:

FORTIS A., Viaggio in Dalmazia, Vol. 2, Venezia, 1774, Tav. VIII° pp. 15

Altro  passo verso l'industrializzazione mineraria in Dalmazia avvenne dopo il 1820, quando il consiglio dei dieci ancora esistente in Venezia, elargiva privilegi per la produzione del bitume glutinoso (catrame minerale, Pisasfalto o Erdpech) vicino a Vèrgorac e per la lignite (carbone fossile magro) nei pressi di Pago e per altri utili minerali. In quell’epoca, anche a causa della mancanza di capitali ben investiti, non esistevano ancora ne veri e propri scavi, ne miniere, né alcuna tecnica produzione minerale avanzata. 11)

La vera svolta avvenne intorno al 1835 quando una società di riguardevoli capitalisti austriaci di proprietà del Barone S.M. Rothschild di Vienna denominata “Società pegli scavi del Carbon Fossile, in Dalmazia” prima e “Direzione delle Cave di Carbon Fossile dell’Adriatico” poi, ottenne una concessione per la durata di anni 30 per l’escavazione del carbon fossile in Istria e Dalmazia. Nel 1842, la direzione delle miniere di carbon fossile, venne affidata all’Ingegnere Guglielmo Schulze [Wilhelm Shulze], un cittadino di nazionalità prussiana. 12)   Tale impresa non raggiunse mai il bramato traguardo, sia a causa di cattivi rapporti locali che altri. Verso il 1855 si incendiò la miniera di carbon Fossile vicino a Siverić e la società dovette chiuderla dietro comando delle autorità locali. Pertanto questa società dovette sospendere lo scavo delle miniere di carbon fossile in Dalmazia, cedendo il privilegio riguardo al distretto di Derniš, al sig. Antonio Maccale, mercante in Sebenico.13)

Nel 1839, la stessa società, che di fatto da quattro anni possedeva il monopolio delle miniere di carbon fossile in Dalmazia, istituì la “Direzione delle miniere di asfalto Dalmate” aprendo  una serie di miniere di asfalto presso Vergoraz, Porto Mandoler [Vinišće] e Skrip sull’isola di Brazza [Brač], dando così inizio ad una vera e propria industria in materia.

Poco dopo l'apertura delle suddette miniere, sembrerebbe che la pece venisse distillata dal materiale grezzo, presso uno stabilimento sito a Sebenico [Šibenik].14)

In seguito, nel 1845 venne aperto a Venezia, presso l’isola della Giudecca in via San Giacomo nr. 204, lo “Stabilimento Adriatico per la fabbricazione del cemento asfaltico”, la cui direzione, così come per le miniere di carbone, venne affidata all Ingegnere Guglielmo Shultze, che nel corso degli anni avvenire, seppe dar slancio ed importanza ad un’industria su cui ruotavano ingenti capitali.

Pertanto da questa data in poi, l’intera produzione delle miniere dalmate, ovvero tutta la pietra grezza estratta dalle cave, piuttosto che essere lavorata in loco dando sostegno all'economia locale, veniva trasportata a mezzo di bastimenti presso lo stabilimento di Venezia, dove ad attenderla, vi era un motore a vapore dalla forza di 16 cavalli che metteva in moto tutta la catena di montaggio necessaria alla produzione di un asfalto che nulla aveva ad invidiare da quello francese e che ben corrispondeva al fabbisogno dell’Impero.15)

Nello stabilimento della Giudecca era possibile acquistare la pietra asfaltica, ovvero la materia prima estratta dalle cave dalmate, la pece, bitume o goudron, ed infine il cemento asfaltico, o mastice che altro non era che un miscuglio dei primi due prodotti.

- la pece veniva ottenuta per distillazione in appositi forni. La pietra asfaltica esposta ad una temperatura non troppo elevata, veniva spogliata dalla pece di cui era intrisa, che subito veniva raccolta in botti ad elevata purezza.

- Il cemento asfaltico o mastice, veniva invece prodotto attraverso un processo più complesso. La pietra asfaltica veniva frantumata mediante martelli a vapore fino ad ottenere pezzi della dimensione di un uovo e poi portati sotto massicce macine di pietra aventi un diametro di 1,50 metri ed uno spessore di 0,40 metri, azionate da una potente macchina a vapore. La polvere ottenuta veniva filtrata attraverso un setaccio ed infine mischiata ad una certa quantità di pece pure, nelle proporzioni a seconda dell’uso che ne veniva fatto. Più bitume comportava una sostanza più elastica, mentre più magro comportava una sostanza più compatta e dura. Il tutto veniva poi scaldato in apposite caldaie ed il risultato finale, colato in appositi stampi per ottenere panetti dalle dimensioni di 0,48x0,24x0,14 metri che poi venivano commercializzati una volta essiccati. 16)

Lo stabilimento della Giudecca non si limitò certo alla produzione del bitume. Già nel 1855, la fabbrica produceva il cemento idraulico e tutti i suoi derivati quali tubi per condotte idriche. Il cemento ideato dallo Schultze, veniva commercializzato con il nome di “Cemento Idraulico Pietrificante” e veniva smerciato sia in Italia che nell’impero al prezzo di 12 lire austriache per 100 funti (4 Fiorini di Convenzione per circa 56 Kg). Tale prodotto consisteva in una polvere giallognola perfettamente secca che doveva essere conservata in luoghi asciutti per evitare il deterioramento. La malta preparata con tale cemento aveva le proprietà di far presa entro pochi minuti, di resistere assolutamente all’acqua e di acquistare in breve tempo una durezza lapidea. Da quì gli appellativi "idraulico e pietrificante". Questo prodotto che altro non era che un cemento a presa rapida, sarà anche conosciuto con il nome di "cemento romano". Appellativo coniato nel 1796 dallo stesso inventore inglese James Parker, poichè tale prodotto, per le sue caratteristiche fisiche, assomigliava molto alle malte pozzolatiche utilizzate dagli antichi romani. Tuttavia, il cemento idraulico differiva delle malte comuni quali, pozzolana, sanatorio ecc.. in quanto queste ultime troppo lente nei loro effetti e che spesso non raggiungevano mai la durezza del nuovo cemento. 17)

La conduzione dello Stabilimento ad opera dell’ Ing. Guglielmo Shultze termina l' 11 Novembre 1857 allorquando il Barone Rothschild revocò ad esso la rappresentanza della fabbrica a suo tempo affidatagli con procura ricevuta in Parigi in data 01.12.1845, e contestualmente affidava la nuova direzione del Sig. Carlo Edoardo Apperle.18)

Nonostante la quasi totalità della materia prima estratta in Dalmazia veniva trasportata altrove per essere lavorata nei grandi stabilimenti industriali, proprio a Spalato, nello stesso periodo, sembrerebbe fosse esistito un piccolo stabilimento per la lavorazione del bitume, proveniente dalla vicina Salona [Solin]. Intorno al 1847, il Sig. Andrea Grosse, originario del principato di Anhalt-Bernburg, aprì a Spalato, un grande deposito di mastice d'asfalto derivante da una ricchissima miniera dallo stesso scoperta nei pressi di Salona [Solin]. Il minerale estratto da tale cava, denominato "asfalto salonitano", era un ottimo prodotto, ricco di nafta, che veniva venduto a prezzi modicissimi. L'asfalto salonitano, venne utilizzato a Spalato per eseguire vari lavori pubblici e privati, fra i quali; un lastrico alle rive nella parte più esposta alle furie del mare, un marciapiede nel cortile della direzione del Genio militare, un terrazzo del professore Dr. Carrara, un parapetto della fortezza di Grippi (attuale sede dell’archivio di stato e biblioteca civica). altri lavori vennero eseguiti a Zara.19)

Di questo stabilimento non si conoscono ulteriori risvolti. Tuttavia nella prima relazione tenutasi il 20.05.1853 presso la Camera di Commercio di Spalato ad opera del segretario V. Nicolich, relativamente all’economia del circondario spalatino del 1851, si menziona la presenza di una fabbrica di cemento asfaltico, la quale però lavora materiale derivante da una miniera della Poglizza nel distretto di Sign il che fa presupporre che si possa sempre trattare dello stabilimento del Sig. Grosse.20)

A puro scopo informativo, di seguito si elencano le proprietà principale dei cinque asfalti dalmati, estratti dalle rispettive miniere, tutte situate nel circondario di spalato:

Fig. 4

Fumata nera proveniente dalla fabbrica di asfalto, sull'isola della Giudecca- Incisione presente in:

YRIARTE Charles, Venise, histoire - art - industrie - la ville - la vie, J. Rothschild editore, Parigi, 1878

Tabella I

Percentuale di bitume nei principali cinque asfalti dalmati

Natura del minerale Località Bitume Carbonato calcareo
Calcare asfaltico Skrip (Brazza) 13,44% 86,56%
P. Mandoler 1 - Traù 10,24% 89,76%
P. Mandoler 2 - Traù 8,32% 91,68%
Humazzo inferiore 5,96% 94,04%
Marna asfaltica Vrgorac 38,98% 61,02%

Asfalto ”Skrip”

Questo asfalto è il migliore dei cinque esistenti in Dalmazia e fino ad allora ora conosciuti, e ciò per l’omogeneità del minerale, l’infiltrazione, la quantità e la qualità del bitume. La sua frattura è regolare, non variando, se prodotta orizzontalmente o verticalmente, e senza piano di sfaldatura.

 

Asfalto ”Traù” Porto Mandoler N. 1.

L’Asfalto di Porto Mandoler N. 1 per la quantità e qualità del bitume in esso contenuto. Non corrisponde però coll’ infiltrazione, essendo questa regolarissima, con frattura anche irregolare, da poiché varia a seconda del modo con cui è prodotta, mostrandosi il minerale tigrato d’ un bellissimo nero bituminoso lucente, e il carbonato calcareo di un bianco quasi marmoreo.

 

Asfalto “Traù” Porto Mandoler N. 2.

Il minerale asfaltico di Porto Mandoler N. 2 rappresenta una omogeneità d’infiltrazione completa, inferiore nel suo contenuto bituminoso ai suaccennati con frattura granellosa e regolare. Misto il bitume con carbonato calcareo cristallizzato, non varia minimamente l’aspetto della sua frattura. Questo minerale, sebbene contenga meno bitume del minerale asfaltico precedente, era estremamente adatto alla produzione del quale mastice asfaltico per l’omogeneità e per l’infiltra zione bituminosa.

 

Asfalto  “Humazzo inferiore”.

Questo minerale asfaltico è poco pregiato per la piccola quantità di bitume che contiene, trovandosi questo in strati alternati con calcare bigio. E di frattura irregolare, comunque prodotta, parallelamente ovvero normalmente alla stratificazione. Questo è differente dagli altri per la infiltrazione sedimentale;

 

Asfalto  “Vergorac“

Questo quinto ed ultimo asfalto contiene, oltre ad una soprabbondante quantità di bitume, una sostanza oleosa che lo rende molto grasso e che nuoce alla consistenza del mastice asfaltico. Esso si scosta completamente dai restanti a causa dell’alta percentuale del bitume in esso contenuto. Il minerale marnoso presenta un colore nero somigliante al nero fumo senza lucentezza. Scaldato, si rammollisce e diventa quasi liquido, triturandolo si schiaccia, ed è impossibile polverizzarlo. Questo asfalto è poco pregiato, ma lavorato supererebbe quello di Skrip, e potrebbe competere con l’asfalto di Seyssel, il migliore presente sul mercato. Ciò si potrebbe facilmente ottenere polverizzandone la roccia con una macina girante, a moto rapidissimo e oscillatorio, mescolandovi poi un terzo del suo peso con sabbia quarzosa ben lavata e seccata. Con questo processo si otterrebbe una pasta di tale durezza ed omogeneità da non invidiare i migliori asfalti europei. 21)

Fig. 5

Principali giacimenti di pietra asfaltica nella Dalmazia del XIX° secolo

Nel 1862, le miniere di pietra asfaltica situate a Porto Mandoler e sull’Isola della Brazza, passarono in assoluta proprietà rispettivamente al Sig. Enrico Hartung e Francesco Marić. Sino a quel momento, il commercio e l’industria dell’asfalto in Dalmazia non ebbero molta importanza. Le cause sono probabilmente attribuibili ad una sorta di truffa dei fabbricatori austriaci, in particolare quelli di Vienna che per le loro costruzioni paventavano di servirsi del prestigioso Asfalto di Dalmazia, utilizzando al contrario un prodotto decisamente scadente e screditando di fatto il reale prodotto, arrecando gravi danni a questo ramo dell’industria. Nel 1862, né il Sig. Enrico Hartung né il Sig. Francesco Marić erano riusciti a vendere nemmeno un funto di materiale asfaltico. Per questo motivo, nello stesso anno, il Marić cedette le proprie miniere al Sig. Eugenio Nicolini, fabbricatore della pregiata “lava metallica di Vienna”, mentre l’ Hartung mediante un contratto, si impegnava a somministrare in via esclusiva allo stesso Nicolini, la pietra asfaltica delle miniere di Porto Mandoler site nelle località “Zagrada” e “Glavicine” per la durata di sei anni, ovvero sino a tutto il 1868. In tal modo, Enrico Hartung si sarebbe garantito un cospicuo introito. Venne infatti concordato il prezzo di vendita della pietra asfaltica a 5 fiorini V.A. e 50 soldi ogni 1000 funti (circa 500Kg) con un ordinativo annuo di almeno 200.000 funti (circa 100 Tonnellate). 22) Nel 1870, a ben trent’anni dall'apertura delle miniere di carbone e bitume da parte della Società Adriatica dei Rothschild, l’industria montanistica dalmata era principalmente composta dai due rami minerari, ovvero il ramo dell’industria carbonifera e dell’asfalto. Difatti, nel 1871 le uniche miniere attive in Dalmazia erano le seguenti:

 

A) MINIERE DI CARBON FOSSILE NEL 1871-1872:

1. Siverich (Comune di Dernis Dist. di Knin) di proprietà dei Sig. Macale Antonio e Galvani Vincenzo;

2. Vellussich (Comune di Dernis, Dist. di Knin) di proprietà del Sig. Polley Carlo;

3. Dubravizza (Comune di Scardona, Dist di Sebenico) di Proprietà del Sig. Macale Antonio;

 

B) MINIERE DI PIETRA ASFALTICA NEL 1871-1872

1. Porto Mandoler (presso Traù, Distretto di Spalato) di proprietà del Sig. Hartung Enrico,

2. Scrip (Isola della Brazza, Dist di Spalato) di proprietà del Sig. Ballarin Giov. Maria;

3. Poglizze (Comune d’Imoschi) di proprietà del Sig. Rougier Giovanni ed eredi De Cerineo Girolamo;

 

C) MINIERA DI PECE DURA NEL 1871-1872

1. (presso Vergoraz, Dist. di Macarsca) di proprietà del barone Rothschild Barone S. M. 23)

 

Nel 1872, in tutta la Dalmazia insistevano 271 indagini libere di carbon fossile, 2 di pietra asfaltica e 10 per minerali. Le indagini libere di carbon fossile venivano eseguite principalmente nel distretto di Dernis, in tutto 139. In questa località difatti si trovavano i vasti giacimenti ai pendii del monte Promina, già sfruttati da decenni. Seguono le indagini presso il distretti di Kistanje (11), Knin (35), Obbrovazzo (9), Pago (4), Scardona (61), Sinj (9) Spalato (2) e Zara (1). Le indagini libere di pietra asfaltica avevano invece luogo tutte a Porto Mandoler nel di stretto di Traù, quelle per minerali nel distretto di Cattaro. La statistica dei minerali scavati nel decennio dal 1862 al 1871 e del loro valore loco miniera dimostrano le ricchezza derivanti dal sottosuolo. Molte di queste miniere erano a cielo aperto o tunnel poco profondi. Nelle Fig. 6 e 7 alcune di queste, così come appaiono ai giorni nostri.

Tabella III

Produzione di carbone e pietra asfaltica nel decennio 1862-1872 24)

* Nella tabella originale, i valori vengono espressi in centinaia di Funti, la cui unità equivale a 100 Funti, ovvero 56 Kg;

** Valore in Fiorini V.A. -

ANNO MINIERE DI
CARBON FOSSILE
MINIERE DI
PIETRA ASFALTICA
Tonnellate* Valore in Fior.** Tonnellate* Valore in Fior.**
1862 669,7 17.920 89,3 119:50:00
1863 8444,8 45.240 86,5 114:50:00
1864 9592,8 28.635 92,4 577:50:00
1865 5903,5 21.804 33,6 240
1866 5936 21.200 82,6 157:50:00
1867 5376 19.200 117,6 242
1868 5488 19.600 134,4 685
1869 4231,7 14.105 40,8 105
1870 3612 14.190 67,2 210
1871 4528,1 16.270 196 421

Fig. 6

Miniera di asfalto presso Vrgorac. A destra: Ingresso della miniera - a sinistra: materiale di risulta (bitume) 25)

Fig. 7

Ingesso della miniera di asfalto presso Skrip - Isola di Brazza 26)

Nel 1873, l’industria mineraria ebbe uno slancio non indifferente grazie all’impulso della Società carbonifera austro-italiana del monte Promina, la quale, dopo aver acquistato tutto il possesso di miniere di carbon fossile e d'indagini libere dei sig. Antonio Macale, Carlo Polley e fratelli Antonio e Vincenzo Galvani, si costituì col fermo proponimento di avviare l' utilizzazione dei vasti depositi del carbon fossile schiusi sul pendio sud-est del monte Promina, vicino a Dernis, impiegando colossali mezzi di cui essa era fornita, investendo oltre 100.000 fiorini V.A. per lavori preparatori e costruzione di stabilimenti. Non lo stesso destino ebbe l’industria della pietra asfaltica che fino ad allora, invece di progredire, indietreggiava, anche a causa di un concorso di sfavorevoli circostanze, venne rianimato dalla “Asphalteine Societè des asphaltes et bitumes de l’Adriatique”, la quale fece acquisto delle miniere di pietra asfaltica di Skrip sull’ isola della Brazza e di Porto Mandoler nelle vicinanze di Traù, di cui erano proprietari Giov. Maria Ballarin ed Enrico Hartung. .27)   Nel 1875 il Sig. Giovanni Maria Ballarin, già proprietario della miniera di pietra asfaltica  sita in Skrip, ne risultò il mandatario, mentre Enrico Hartung risultò nuovamente proprietario delle due miniere di Porto Mandoler, nonchè mandatario della miniera di Vrgorac di proprietà del barone Rothschild. 28)  SSebbene fino agli anni sessanta dell’Ottocento, l’industria montanistica in Dalmazia si identificava quasi unicamente nell’estrazione del carbon fossile e della pietra asfaltica, l’industria cementifera era ancora inesistente.

La calce, prodotta ancora localmente come agli inizi del secolo, in alcuni casi poteva avere delle proprietà idrauliche, dipendenti ovviamente dal tipo di calcare utilizzato ma nulla a che vedere con le proprietà del cemento idraulico o portland prodotto altrove. Infatti nella seconda metà dell'Ottocento, l’intera regione della Dalmazia era ancora priva di stabilimenti veri e propri. Il cemento fino ad allora usato, veniva importato dall’interno dell’Impero o dall’estero. Nel 1860, le fabbriche di cemento più vicine alla Dalmazia, oltre a quella sull’isola della Giudecca di cui se ne è ampiamente parlato vi era anche lo stabilimento industriale dell’ Ingegnere Escher, sorto nel 1852 sull’Isola di S. Andrea presso Rovigno, il quale si distinse sin da subito per la produzione del cemento, chiamato anche qui “Cemento Idraulico Pietrificante” ad un prezzo di fiorini 3,20 per 100 funti. Il Cemento della fabbrica di Sant’Andrea veniva smerciato a Trieste e a Pola.29)  Un dettaglio che ai lettori non sarà sicuramente sfuggito, sta nel fatto che l'industria mineraria dell'epoca, era prevalentemente amministrata da cittadini di origine prussiana. Infatti, il motivo per il quale ho ampliamene parlato dell’industria mineraria nel campo dell’asfalto, sta nel fatto che l’industria del cemento in Dalmazia, nacque proprio nella seconda metà dell’Ottocento, grazie a due cittadini di nazionalità prussiana ed in particolare alle documentate ricerche minerarie nel campo dell’asfalto di uno di essi. Il primo di essi era Enrico Hartung che come abbiamo già visto, era il proprietario di alcune miniere di asfalto in Porto Mandoler ed il secondo Enrico Höfling, figura estremamente rilevante ma di fatto la più sconosciuta.

Enrico Hartung

Enrico Hartung fu un tecnico montanistico (geologo) che già dal 1850 circa, per motivi sicuramente legati alla propria attività, iniziò a gravitare nel territorio della Brazza, Spalato e Traù per condurre ricerche minerarie nel campo dell’asfalto. Nato nella città di Neudorf (Prussia) il 30 ottobre 1820. Nel 1854, all'età di 34 anni, si sposò a Spalato con la spalatina Domenica Stipuvic. 30) In questo primo periodo risultò già abitare in Dalmazia, precisamente sull’isola di Brazza, nei pressi si una miniera di asfalto ubicata nelle vicinanze del piccolo borgo di Skrip. Un fatto curioso e senz'altro degno di nota fu esso scampò miracolosamente al morbo del colera diffusosi in Dalmazia nel 1855 dato che inconsapevolmente si trovò a bordo di un'imbarcazione che rischiò di diffondere il morbo in tutta l'isola della Brazza. Proprio il 07 Agosto 1855, l'Hartung si imbarcò a Spalato su di una piccola imbarcazione diretta a S.Pietro della Brazza [Supetar] a bordo della quale vi erano altre due persone provenienti da Lesina [Hvar], il geometra Defranceschi ed il sergente di Gendarmeria Vincenzo Jon, quest'ultimo risultato poi affetto dal colera. Dei tre morì solamente il sergente Vincenzo Jon ed il colera non si diffuse sull'Isola grazie all'isolamento. 31) Successivamente si trasferì a Spalato e poi a Porto Mandoler nei pressi di Traù, quando nel 1862, divenne il proprietario di due grandi miniere di asfalto, ivi ubicate e del quale se ne è già ampiamente parlato. L’Hartung, unitamente al Conte E. Sanfremo, Conte O. Pongratz, il Barone S. M. Rotschild, il  Duca P. Dumičić ed il Dr. V. Mihaljević, risulta essere stato uno dei principali ricercatori minerari di bitume nell’ Austria-Ungheria del XIX° secolo.32)

Enrico Höfling

Enrico Höfling, altro cittadino di nazionalità prussiana è in realtà la figura chiave ma anche la più sconosciuta. Nel 1861 all’età di 30 anni, si sposò nella chiesa evangelica di Krotoschin - Contea di Posen - Prussia (attuale Krotoszyn in Polonia) con Anna Maria Mentz di anni 53 anni, originaria della città di Irrendorf nell'allora Regno di Württemberg (attuale Irndorf in Germania).33)  Giunse in Dalmazia unitamente alla moglie Anna Maria, probabilmente fra il 1863 e il 1864 in seguito alla morte di sua cognata Maddalena Dörfler, avvenuta a Sign [Sinj] nel 1862.34) In tale circostanza, la moglie Anna Maria ereditò una fortuna in terreni e abitazioni, tutti ubicati nella stessa località dell’entroterra Dalmato. Anna Maria Mentz fra il 1864 e il 1865 comprò ulteriori terreni situati nel territorio di Sign, il che dimostra la volontà di volere continuare ad abitare in Dalmazia. Nel 1865, Anna Maria Menz, muore a causa di una probabile malattia improvvisa,35)  lasciando in eredità al marito Enrico tutti i propri beni oltre a quelli precedentemente acquisiti qualche anno prima in eredità dalla defunta sorella Maddalena Döfler.36) Enrico Höfling nel giro di un anno alienò alcuni terreni situati nel territorio di Sign 37) e successivamente si trasferì a Spalato vendendo tutti i restanti beni a tale Trifone Passinovich al prezzo pattuito di 9000 fiorini V.A. che per l’epoca era una vera e propria fortuna!38) Purtroppo si sconosce il reale motivo per il quale Enrico Höfling giunge in Dalmazia e l’effettiva occupazione dello stesso, ma è probabile che si sia affacciato nel campo minerario grazie alla conoscenza con Enrico Hartung, avvenuta presumibilmente a Spalato o Sign intorno al 1864.39) I due sembrerebbero suggellare sin da subito una forte amicizia tant'è che l'Hartung venne in seguito nominato suo procuratore universale. Inizialmente l’Hartung non solo in qualità di testimone presenzia durante la stesura molti atti notarili, ma nel gennaio del 1866 risulta essere stato debitore dell Höfling per una somma di 200 fiorini V.A. a seguito della girata di una cambiale ed infine nel gennaio del 1867 presenzia come testimone durante il rogito per la predetta vendita di terreni. Nel Febbraio del 1867 sembrerebbe che Enrico Höfling lasciasse Spalato e forse la Dalmazia per destinazione ignota in quanto nominò proprio  Enrico Hartung suo procuratore generale che avrebbe dovuto rappresentarlo in ogni accusa, affare giudiziale, stragiudiziale, promuovere liti contro chiunque, esigere credito presso i creditori ecc.. 40)

Fig. 8

Località di Porto Mandoler

(Carta militare della Dalmazia 1851-1854) http://mapire.eu

Fig. 9 «Il Nazionale» a VII, n. 1, Zara, 01.01.1868Nel maggio del 1867, Enrico Hartung, proprio durante il periodo in cui era investito dalla procura del suo socio, al momento assente, acquista, anche in suo interesse un terreno in Porto Mandoler sito nelle immediate vicinanze delle proprie miniere, ovvero nella località denominata Zagrada 41) costruendovi al contempo uno stabile ad un piano, sormontato da terrazza asfaltata, lungo 23 e largo 9 mt. Nell’attiguo giardino, posto ad est della casa installerà una fornace per la cottura del cemento ed alcune macine azionate da cavalli, necessarie per la polverizzazione del prodotto.

 

 Lo stabilimento di Porto Mandoler

Pertanto nella seconda metà del 1867, periodo in cui l’Hartung era ancora vincolato dal contratto stipulato con Eugenio Nicolini per la somministrazione della pietra asfaltica, nacque a Porto Mandoler [Vinišće] la prima fabbrica di cemento di tutta la Dalmazia sotto la denominazione “E. Hartung e Compagno”. Il nuovo prodotto chiamato anche qui “Cemento Idraulico Pietrificante”, al pari di quello già prodotto a Venezia e sull Isola di S. Andrea, era un ottimo cemento, capace di far presa in pochi minuti e di indurire sott’acqua. Il prodotto veniva venduto a Spalato dal Sig. Enrico Höfling ed a Traù dal Sig. A. Huder e fu pubblicizzato per la prima volta nel gennaio del 1868 sui quotidiani di Zara “Il Dalmata” ed “Il Nazionale” 42) (Fig. 9).  Date le sue eccellenti proprietà, il direttore del quotidiano “Il Dalmata” pubblicò un copioso articolo che non solo vantava questa nuovissima industria nazionale, lodandone lo spirito d’iniziativa, ma serviva anche da guida scientifica e pratica atta alla comprensione dei vari tipi di calci e cementi.

 

....Da esperienze espressamente istituite sul cemento idraulico di Porto Mandoler, usato come malta con 2/3 di sabbia, risultò che esso non impiega più di due ore a far presa interposto a mattoni, e che presenta al distacco quella resistenza, che un’eccellente calce idraulica non presentò oltre 32 ore di riposo. Riteniamo che una maggiore rapidità nella presa non tornerebbe di alcun giovamento, ed il più delle volte anzi riuscirebbe dannosa. In due ore e meno, esso fa anche presa sotto acqua. In seguito a queste esperienze ed altre, che per brebità omettiamo, si può conchiudere che il cemento di Porto Mandoler conviene nei seguenti lavori: 1° Nei bitumi o smalti per fondazione di edifizi, gettate ecc. 2° Nelle cappe dei ponti per impedire le filtrazioni dell’acqua. 3° Nelle volte dei ponti e negli archi in cui si esige un indurimento sollecito delle murature. 4° Nella stuccatura delle pietre esposte a corrente 5° Nella formazione di tubi di condotta sotterranea 6° Nei pavimenti di camere a piano terreno  e nei luoghi umidi 7° Nelle murature esposte all’acqua od all’umido in cui si voglia impedire intieramente il passaggio dell’umidità 8° In generale in qualunque opera sotto acqua......43)

 

Il cemento di Porto Mandoler venne utilizzato in lavori di diversa natura e fu da tutti trovato di eccellente qualità, addirittura migliore dei cementi francesi che erano quattro volte più cari e di gran lunga superiore al cemento di Steinbruk, usato sino ad allora in tutti i lavori portuali della Dalmazia. L’ingegnere Dr. Bortolotti dirigente i lavori di costruzione subacquea a sostegno del nuovo ponte di ferro a Traù, ebbe a giudicarlo di ottima qualità ed a qualificarlo in una dichiarazione scritta, giudicandolo incontrastabilmente superiore al cemento comperato a Trieste ed impiegato in quel lavoro.44)

Fig. 10

Veduta del ponte di Traù realizzato anche con il cemento idraulico pietrificante di Porto Mandoler.

Atti nr. 110 e 111 del 23.05.1868

- Notaio Domljakušić - Traù

Atto con il quale il Dr. Bortolotti, certificò il cemento Porto Mandoler [Vinišće] prodotto da Enrico Hartung

ARTICOLI PUBBLICITARI

vari articoli pubblicitari riguardanti il cemento Idraulico di Porto Mandoler

Il cemento idraulico

di Porto Mandoler presso Traù

Articolo pubblicato nel quotidiano

«Il Dalmata» n. 40 del 16 maggio 1868

La società fra i due venne regolarizzata con scrittura privata nel Luglio del 1868, probabilmente al ritorno dell’ Höfling, ma inspiegabilmente sciolta per motivi tuttora sconosciuti nell’ottobre dello stesso anno. Nella divisione sociale, risulta che ad Enrico Hartung spettasse la metà dello stabile sulla cui parte si trovava la fornace con annessi tutti gli strumenti necessari alla fabbricazione del cemento idraulico, la metà del cemento che la società aveva in provvigione, la continuazione dell’affittanza di un terreno sito a Spalato nella località di Santo Stefano ed il proseguo dell’attività di fabbricazione del cemento idraulico. Ad Enrico Höfling spettò invece l’altra metà dell’edificio ed annesso terreno, una macina per la frantumazione dei sassi e l’altra metà del cemento in provvigione. Un particolare estremamente interessante e degno di nota, il fatto che in fase di stesura del contratto divisionale, fu introdotta una clausola siglante un patto di non concorrenza fra i due, che individuava in Enrico Hartung colui che avrebbe potuto continuare nella fabbricazione del cemento idraulico, mentre nell’ Höfling colui che non avrebbe potuto erigere altra simile fabbrica in tutta la Dalmazia.45) A seguito dello scioglimento della società, nacque fra i due un contenzioso che sembrerebbe essersi concluso a favore di Enrico Höfling dato che l’Hartung per tale motivo, in forza ad una sentenza del tribunale di Traù del 1869 gli dovette versare una somma di 100 Napoleoni in Oro (circa 1000 fiorini V.A.).46)

 

Lo stabilimento di Spalato

Come anticipato, non si conosce il reale motivo della controversia in quanto gli atti dell'allora Giudizio Distrettuale di Traù, sono andati (in parte) distrutti in un incendio ed il poco materiale presente è privo di inventario. Solo dalla visione del fascicolo processuale sarebbe stato forse possibile ricostruire i fatti anche in relazione a un secondo stabilimento. Sembrerebbe infatti che nello stesso periodo fosse presente a Spalato un’altra fornace forse antecedente alla fabbrica di Porto Mandoler, la cui proprietà è riconducibile al solo Enrico Höfling giacchè questa non comparve nell'atto di divisione sociale.

Questo stabilimento, alquanto primitivo e pressoché identico a quello di Porto Mandoler, sarebbe stato eretto intorno al 1865-1867, in riva al mare, nella parte occidentale della baia di Spalato, in località chiamata San Niccolò [Dražanac], a ridosso della strada che collega la città al cimitero di Santo Stefano, non appena le prime indagini minerarie libere permisero di accertare che il calcare marnoso di cui era composto il monte Marian era adatto allo scopo. La fornace fu dunque installata alle pendici dello stesso monte Marjan studiato quasi un secolo prima dall’abate Alberto Fortis, il quale, nel suo Viaggio in Dalmazia aveva dedicato un intero capitolo sullo studio degli strati argillosi-cretacei di cui era composto.47) Lo stabilimento, era composto da una rozza fornace alimentata a carbone, probabilmente del tipo a fuoco intermittente, che serviva alla cottura della marna e due o più mulini (macine) azionati da cavalli, necessari sia per la frantumazione dei sassi che per la polverizzazione del prodotto finale. Queste macine altro non erano che le stesse con grande ruota in pietra usate nei frantoi per la produzione dell’olio. Considerato che il piccolo appezzamento di terreno su cui insisteva la fornace di Spalato era concesso in locazione dal Comune di Spalato, e che le località di Santo Stefano e San Niccolò sono l'una attigua all'altra, senza un confine ben definibile, è pertanto verosimile che il terreno in affittanza a Santo Stefano menzionato nell'atto divisionale, sia in realtà quello in San Niccolò, dove per l'appunto è installata la fornace in argomento.

Fig. 11

Ubicazione della fabbrica

(Carta militare della Dalmazia 1851-1854) http://mapire.eu

In Fig. 12, di cui si ripropone lo scatto integrale nella Sezione Documenti - Album Fotografico è possibile intravedere seppur in lontananza il piccolissimo stabilimento di Enrico Höfling proprio in quel periodo. In questo scatto, effettuato fra il 1867 ed il 1871, si nota una scogliera molto ripida, brulla, sterile, sulla quale sono ben distinguibili due piccolissime costruzione ad un piano di forma quadrata, l'una attigua all'altra, alla cui destra (probabilmente la fornace) si intravvede uscire del fumo. Altro fumo si erige dalla punta del gretano (indicato a sinistra), segno di qualche attività. Ad oggi, questo è probabilmente l'unico ed il più antico scatto esistente in cui viene ripreso, seppur per puro caso, il piccolo stabilimento dell' Höfling, giacché il soggetto della fotografa è in realtà il monte Marjan ripreso dalle Botticelle. Purtroppo data la lontananza, non sono distinguibili ulteriori dettagli.

Fig. 12

Veduta del Monte Marjan e di Spalato (1867 - 1871)

Stabilimento Höfling

(Fotografia Muzej Grada Splita)

Fig. 13Articolo pubblicitario«Il Dalmata» a IV, nr. 46, Zara, 09.06.1869Enrico Höfling, subito dopo aver siglato la divisione sociale, al fine di raggirare il patto di non concorrenza siglato con l’Hartung, cedette lo stabilimento di Spalato alla sua seconda moglie Augusta Höfling.

Sin da subito venne pubblicizzato lo stabilimento con la nuova denominazione “A. Höfling” dove la lettera "A." sta appunto per Augusta. Da quel momento in poi, Enrico Hartung, nonostante fosse colui che avrebbe dovuto continuare nella produzione del cemento idraulico, sembrerebbe che nulla ebbe più a che fare con tale prodotto, ma che abbia continuato con l’estrazione della pietra asfaltica, motivo per il quale sarà famoso.48)  Lo stabilimento di Spalato, produceva quanto già prodotto dallo stabilimento di Porto Mandoler, ovvero il cosiddetto cemento idraulico chiamato comunemente cemento romano 49)  che veniva venduto in botti da 200 e 300 funti (libbre) al prezzo competitivo di fiorini 1,80 al centinaio.50)  Il cemento prodotto dall' Höfling, fu tempestivamente pubblicizzato sui più grandi periodici dell’epoca, al fine di far conoscere questo nuovo prodotto agli ingegneri e capi mastri locali, nonché superare la concorrenza di altre ditte che lo importavano per lo più dall'estero.

Nel 1871, sembrerebbe che Enrico Höfling e sua moglie Augusta lasciassero per sempre Spalato e probabilmente la Dalmazia con destinazione sconosciuta, poiché questo cedette frettolosamente al Sig. Gianluca Benzon di Salona [Solin] tutti i suoi crediti nei confronti di terzi per un valore di oltre 300 fiorini al prezzo scontato di 160 fiorini 51) e nel febbraio del 1871, dopo qualche anno di attività, Augusta Höfling vendette agli imprenditori spalatini Lorenzo Gilardi e Marino Bettiza, il piccolo stabilimento per la fabbricazione del cemento idraulico, alla modica cifra di 200 fiorini V.A. 52)

 

Fig. 14Articolo pubblicitario«Il Dalmata» a VI, nr. 33, Zara, 03.05.1871E' pertanto confutata la versione storica fornita da alcuni articoli, dove viene raccontato che Enrico Höfling lasciò Spalato nel 1870 per recarsi a combattere nel conflitto Franco-Prussiano ove rimase ucciso ed in conseguenza di ciò, la fabbrica passò automaticamente nelle mani dell'imprenditore Marino Bettiza in quanto quest'ultimo vantava nei confronti dell' Höfling un credito di 500 fiorini relativi alla costruzione dello stabilimento non ancora non saldati, così come è sconfutata la versione che identificava in Augusto Höfling, il fondatore dello stabilimento.

 

La fondazione dello stabilimento

Sebbene il 1865, sia stato considerato per molto tempo l'anno di fondazione della fabbrica di Spalato e come tale indicato sul materiale pubblicitario dal 1894 al 1909, in base alle ricerche da me compiute sulla base di fonti documentali certe ed inopinabili, è possibile fissarlo al 1867, l'effettivo anno di fondazione della fabbrica. Stante a quanto riportato sull'articolo pubblicitario in basso, pubblicato sul quotidiano “Il Nazionale” nell’anno 1870, e dai certificati in esso inseriti datati luglio e dicembre 1869, si sottintende in maniera piuttosto chiara che lo stabilimento di Spalato vene eretto dall’ Höfling nella seconda metà del 1867.

Va altresì precisato che presso l'archivio notarile di Spalato, non risultano documenti o atti relativi alla costruzione della fornace di Spalato o accordi siglati fra l' Hartung o l' Höfling  con Marino Bettiza relativamente alla costruzione della fabbrica ad opera della ditta di costruzioni "Marino Bettiza & Figlio". Tuttavia è verosimile che la fabbrica sia stata eretta proprio dall'impresa locale di Marino Bettiza.

In virtù del particolare contenzioso esistente fra i due prussiani e della mancanza di ulteriore documentazione comprovante le indagini minerarie concesse dall'allora Capitanato Montanistico, non è possibile affermare con certezza quale delle due fabbriche (Porto Mandoler e Spalato), sia stata costruita per prima.

Il fatto che l'anno di fondazione sia stato individuato nel 1865 potrebbe essere attribuito o ad un banale errore compiuto nel 1894 dagli anziani proprietari che mal ricordavano l'opera compiuta dall' Höfling, oppure che proprio nel 1865, sia l'anno in cui i due prussiani iniziarono le prime indagini minerarie alle pendici del monte Marjan che necessitarono dell'installazione di una semplice fornace nelle immediate vicinanze del luogo di estrazione della marna. A prescindere dall’anno di fondazione dello stabilimento di Spalato, certo è, che l’industria cementifera in Dalmazia nacque intorno nella seconda metà degli anni sessanta dell’Ottocento, per volontà dei due cittadini Prussiani, Enrico Hartung ed Enrico Höfling, grazie ai quali dopo aver individuato i siti più adatti per l’estrazione della marna ed aver sperimentato il processo produttivo, edificarono le rispettive fornaci, avviando seppur in leggero ritardo rispetto al resto d'Europa, un processo lento ma costante di industrializzazione in materia.

ARTICOLI PUBBLICITARI

vari articoli pubblicitari riguardanti il cemento Idraulico

di Augusta Höfling - Spalato

NOTE

1) VOJOVIĆ Costantino, Cenni statistico-economici del circolo di Spalato con speciale riguardo al quadriennio 1857-1860,  Morpugo, Spalato, 1864, pp. 6.; PETTER Francesco, Compendio geografico della Dalmazia con un’appendice sul Montenegro,  F.lli Battara, Zara, 1834, pp. 22-28;

2) Riflessioni patriottiche di un Dalmatino in «Il Regio dalmata» n. 2, Zara, Antonio e Luigi Battara, 10.01.1807;  Il Provveditore generale della Dalmazia – Circolare Diretta, ai signori…., in «Il Regio dalmata» n. 7, Zara, Antonio e Luigi Battara, 12.02.1808;

3) Notizie patrie in «Il Regio dalmata» n. 33, Zara, Antonio e Luigi Battara, 12.08.1808;

4) Miniera di Carbon Fossile a Dubravizza, in «La Dalmazia» n. 25, Zara, De Marchi-Rouiger, 16.10.1845;

5) VOJNOVIĆ Costantino, Le condizioni economiche circolo di Spalato negli anni 1861-63 raffrontate con quelle del triennio antecedente,  Morpugo, Spalato, 1865, pp. 23;

6) VOJNOVIĆ Costantino, Cenni statistico-economici del circolo di Spalato con speciale riguardo al quadriennio 1857-1860,  Morpugo, Spalato, 1864, pp. 65;

7) BLAGAIć Nikola, Vapnarstvo (japjeničarstvo) na otoku Šolti in «Otok Šolta Monografija» Grohothe, 2012, pp 400 - 407 - reperibile presso http://www.dragodid.org/materijali/MONOGRAFIJA%20SOLTA_Vapnarstvo_2012.pdf (ultima consultazione del 1805.2019);

8) https://www.slobodnadalmacija.hr/kultura/clanak/id/231378/sto-godina-stara-hvarska-vapnenica-jedinstveni-je-spomenik-tradicionalne-arhitekture (ultima consultazione 18.05.2019);

9) PETTER francesco, Compendio geografico della Dalmazia con un’appendice sul Montenegro,  F.lli Battara, Zara, 1834, pp. 25-26;

10) FORTIS A., Viaggio in Dalmazia, Vol. 2, Venezia, 1774, pp. 3, 15; VOJNOVIĆ Costantino, Cenni statistico-economici del circolo di Spalato con speciale riguardo al quadriennio 1857-1860,  Morpugo, Spalato, 1864, pp. 6;

11) Prima esposizione del Triregno, cioà di Dalmazia, Croazia e Slavonia, Zagabria, Jakic, 1864, pp. 43;

12) N. 143152-5258, Notificazioni dell’I.R. Governo della Dalmazia e N. 14046-5169 in Supplemento alla Gazzetta di Zara «Gazzatta Ufficiale di Zara» nr. 69, Zara, F.lli Battara, 28.08.1835 pp.271; Avviso in «Gazzetta di Zara» n. 12, Zara, F.lli Battara, 11.02.1842 pp.47

13) Prima esposizione del Triregno, cioà di Dalmazia, Croazia e Slavonia, Zagabria, Jakic, 1864, pp. 43;

14) Sebenico in «Giornale del Lloyd Austriaco» n. 114, Trieste, 12.07.1840;

15) Varietà in «La Dalmazia» a. II, n. 18, Zara, 1846, pp. 144; W.SHULTZE, Guida per la più vantaggiosa applicazione dei prodotti d'asfalto, Tip. Molinari, Venezia, Febbraio 1845;

16) Lenormand, Payene cc.., Nuovo dizionario tecnologico universale o di arti e mestieri,  Tomo L, Venezia, 1854, pp. 280-288;

17) Articoli pubblicitari dell’Ing. Gianbattista Doriguzzi di Udine, incaricato del priv. Stabilimento adriatico per la fabbricazione dei cementi idraulici ed asfalto sito in Venezia alla Giudecca nr. 204, apparsi sui periodici: Cemento Idraulico pietrificante in «L’Annotatore Friulano», a II, n. 40, Udine, 20.05.1854 pp. 160;  Cronaca Settimanale: Industria, in «L’Alchimista» a. VI, n. 6, Udine, 04.02.1855. pp. 45;  Doriguzzi G., Asfalto e Cemento Idraulico, in «L’Alchimista» a. VI, n. 16, Udine, 15.04.1855. pp. 128; Ibid., Articolo generico, in «L’Alchimista» a. VI, n. 23, Udine, 03.06.1855. pp. 184; Cemento Idraulico Pietrificante dell’Ing. G. Schulze, in «L’Alchimista» a. VI, n. 27, Udine, 01.07.1855. pp. 216; Id., n. 28 Udine, 08.07.1955, pp. 223; Id. n. 32, Udine, 05.08.1855, pp. 255; A.D.P. Ing. Arch., Asfalto di Dalmazia in «Giornale dell’ingegnere architetto ed Agronomo», a II, n. 6 (giu.1854), Milano, Saldini C., giugno 1854, pp. 652-653;

18) Revoca di mandato in «L’Avvisatore Mercantile» n. 99, Venezia, 12.12.1857; Movimento degli esercizi di commercio ed industria - Dichiarazione di stralcio nr. 1331 - in «L’Avvisatore Mercantile» n. 14, Venezia, 09.04.1859; Movimento degli esercizi di commercio ed industria - nr. 4247 in «L’Avvisatore Mercantile» n. 31, Venezia, 21.07.1860; Articolo pubblicitario Cemento Idraulico Pietrificante - Portland Cement - in «Il Diavoletto» n. 297, Trieste, 19.12.1861 e nr. 3 del 03.01.182;

19) Asfalto Salonitano in «Gazzetta di Zara» n. 10,  Zara, 03.02.1848;

20) Split, 20. V 1853. No 109/1853 -Prvi izvještaj reorganizirane Industrijsko-trgovinske komore u Splitu o stanju privrede u splitskom okružju u toku 1851. godine in ARHIVSKI VJESNIK XIX-XX, Foretić Dinko, Stulli Bernard, Zmajić Bartol, Zagreb, 1976-1977;

21) Maskek L., Manuale del Regno di Dalmazia per l’anno 1875, a. V, Zara, F.lli Battara, 1875, pp. 140-145;

22) Pietra asfaltica in Dalmazia in «Il Nazionale» a. I, n. 26,  Zara, 28.05.1862, pp. 130; DAS – DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio CHIUDINA Giacomo, atto n. 775/1862; Id.Notaio LUBIN Francesco atto n. 524/1862;

23) Maskek L., Manuale del Regno di Dalmazia per l’anno 1871, a. I, Zara, F.lli Battara, 1871, pp. 63-64;

24) Maskek L., Manuale del Regno di Dalmazia per l’anno 1873, a. III, Zara, F.lli Battara, 1873, pp. 65-67;

25) Fotografie tratte da: https://www.slobodnadalmacija.hr/dalmacija/split-zupanija/clanak/id/540386/pogledajte-kako-izgleda-najstariji-dalmatinski-rudnik-kojim-je-upravljao-cak-i-barun-rothschild-uskoro-ce-ozivjeti-tuneli-stari-vise-od-cetiri-stoljeca ultima consultazione (18.05.2019);

26) Fotografie tratte da:  https://www.brac-online.com.hr/2014/01/rudnik-bitumena-minjera-skrip.html ultima consultazione (18.05.2019)

27) Maskek L., Manuale del Regno di Dalmazia per l’anno 1874, a. IV, Zara, F.lli Battara, 1874 pp. 112-114;

28) Maskek L., Manuale del Regno di Dalmazia per l’anno 1875, a.V, Zara, F.lli Battara, 1875, pp. 145 e ; Manuale del Regno di Dalmazia per l’anno 1876, a. VI, Zara, F.lli Battara, 1876, pp. 61;

29) Cemento idraulico Pietrificante dello stabilimento industriale S.Andrea in «Gazzetta del popolo» Anno III, n. 3, Trieste, 05.01.1863.

30) [Spalato - Chiesa S. Doimo - Libro dei Matrimoni nr. 3C pag. 20 atto nr. 27];

31) DE CERINEO Antonio, Il Cholera Morbus, Spalato, Tip. Olivetti e Giovannizio, 1865, pp. 38;

32) Hrvastki prorodoslovci Znanstveni skup Odjela za prirodoslovlje i matematiku, atti relativi al convegno tenutosi in Imotski, 19- 20.10.2012, ISSN 1333-6347;

33) [Deutschland Heiraten, 15581929,” database, FamilySearch (https://familysearch.org/ark:/61903/1:1:JHNJYHZ: 26 December 2014), Heinrich Ernst Hoefling and Maria Anna Menz, 25 Apr 1861; citing Evangelisch, Krotoschin Stadt, Posen, Prussia; FHL microfilm 743,089 ]

34) Maddalena Mentz (Dörfler) nasce a Irndorf nel regno di wüstenberg (attuale Germania) il 30.07.1801 [Deutschland Geburten und Taufen, 1558-1898,” database, FamilySearch (https://familysearch.org/ark:/61903/1: 1: NV77-Z7K : 28 November 2014), Magdalena Menz, 30 Jul 1801; citing ; FHL microfilm 1,052,826.]  Visse in Dalmazia nella città di Sign presso la Villa Snaz da prima del 1842 vedasi [Editto nr. 1062 - civile - 3° pubblicazione in «Gazzetta di Zara» n. 66,  Zara, 19.08.1842]. Muore a a Sign (Sinj) il 22.11.1862 all’età di 63 anni [Parrocchia di Sign – libro dei morti 1861-1865 - 1799 pag. 29] ;

35) Anna Maria Mentz nasce a Irndorf nel regno di wüstenberg (attuale Germania) il 13.08.1808 [“Deutschland Geburten und Taufen, 1558-1898,” database, FamilySearch (https://familysearch.org/ark:/61903/1: 1: NZT2-X84 : 28 November 2014), Mar. Anna Menz, 14 Aug 1808; citing ; FHL microfilm 1,052,826.]. Muore a Sign (Sinj) il 10.08.1865 all’età di 58 [Parrocchia di Sign – libro dei morti 1865-1872 pag. 5];

36) DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio BOZIC Giovanni atti n. 325/1865, 77/1865;

37) DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio BOZIC Giovanni atto n. 687/1866;

38) DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio CHIUDINA Giacomo atto n. 46/1867;

39) La conoscenza fra Enrico Hartung ed Enrico Höfling viene stimata intorno al 1864 in quanto negli atti del notaio Giacomo Chiudina n. 73-74-75-76-77-78-79-80-81 del 23.01.1865, riguardanti delle girate di cambiali emesse dalla moglie Anna Maria Mentz, Enrico Hartung risulta essere testimone che conosce le parti ed attesta l’identità.

40) L’assenza di Enrico Höfling in Dalmazia nel 1867 viene presupposta giacchè egli, dopo aver venduto una serie di beni a Trifone Passinovic, nomina Enrico Hartung suo procuratore -  DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio CHIUDINA Giacomo atto nr. 102/1867 del 30 gennaio 1867;

41) DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio DOMIAKUSIĆ Pietro atto n. 71/1867;

42) Cemento Idraulico Pietrificante in «Il Nazionale», a VII, n. 1, Zara, 01.01.1868;

43) Cemento Idraulico Pietrificante di Porto Mandoler presso Traù, in «Il Dalmata», a III, n. 40, Zara, 16.05.1868;

44) DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio DOMIAKUSIĆ Pietro atto n. 100/1867 e 101/1867  rispettivamente a pag. 270 e 271;

45) DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio LUBIN Francesco atto nr. 312/1868 e 313/1868;

46) DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio CHIUDINA Giacomo atto nr. 337/1870;

47) FORTIS Alberto, Viaggio in Dalmazia dell’Abate Alberto Fortis, Vol. II, Venezia 1774, pp. 31-38;

48) Scioglimento delle casse dei capitanati montanistici, in «Supplemento per la Dalmazia al foglio per le ordinanze per rami d’amministrazione del Ministero delle Finanze» n. 1, 30.01.1864 , pp. 17; Asfalto naturale in «Il Dalmata» a. VI, n. 33, Zara, 03.05.1871;

49) Il cemento romano o idraulico è ottenuto dalla cottura di un calcare che contiene il 20-25% di impurità argillose;

50) 1 Funto = 0,56 Kg; 1 fiorino V.A. del 1870 equivaleva a 2,469 lire Italiane. Tenendo conto dei coefficienti di rivalutazione monetaria ISTAT, il prezzo era di circa 20 euro per 56 Kg;

51) DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio CHIUDINA Giacomo atto n. 130/1871;

52) DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio CHIUDINA Giacomo atto n. 119/1971;

53) La fondazione dello stabilimento per la fabbricazione del cemento idraulico di Porto Mandoler avvenne certamente dopo il maggio del 1867, periodo in cui in cui Enrico Hartung acquistò il terreno in Porto Mandoler denominato Zagrada sul cui fondo eresse la fornace ed il gennaio del 1868, periodo in cui apparsero i primi articoli pubblicitari su "Il Dalmata" e "Il Nazionale". La fondazione dello stabilimento di Spalato individuata nel 1867, viene avvallata da un esauriente articolo denominato "Per l'esportazione Italiana del Cemento Portland - Jugoslavia" in «Il Cemento Armato - Le Industrie del Cemento»  a. XXVII, n. III, Milano,  Marzo 1930 pp. 30;

54) DIKAZ - Digital Library Zadar, 2010-2017. URL: dikaz.zkzd.hr

55) - Fonte: Znanstvena knjižnica Zadar

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Una luce sulla memoria - https://ecomuseoegea.org

Alghero - Fertilia (SS), Strada SS127bis n. 21

Natura del minerale Località Bitume Carbonato calcareo
Calcare asfaltico Skrip (Brazza) 13,44% 86,56%
P. Mandoler 1 - Traù 10,24% 89,76%
P. Mandoler 2 - Traù 8,32% 91,68%
Humazzo inferiore 5,96% 94,04%
Marna asfaltica Vrgorac 38,98% 61,02%
ANNO MINIERE DI
CARBON FOSSILE
MINIERE DI
PIETRA ASFALTICA
Tonnellate* Valore in Fior.** Tonnellate* Valore in Fior.**
1862 669,7 17.920 89,3 119:50:00
1863 8444,8 45.240 86,5 114:50:00
1864 9592,8 28.635 92,4 577:50:00
1865 5903,5 21.804 33,6 240
1866 5936 21.200 82,6 157:50:00
1867 5376 19.200 117,6 242
1868 5488 19.600 134,4 685
1869 4231,7 14.105 40,8 105
1870 3612 14.190 67,2 210
1871 4528,1 16.270 196 421
Natura del minerale Località Bitume Carbonato calcareo
Calcare asfaltico Skrip (Brazza) 13,44% 86,56%
P. Mandoler 1 - Traù 10,24% 89,76%
P. Mandoler 2 - Traù 8,32% 91,68%
Humazzo inferiore 5,96% 94,04%
Marna asfaltica Vrgorac 38,98% 61,02%
ANNO MINIERE DI
CARBON FOSSILE
MINIERE DI
PIETRA ASFALTICA
Tonnellate* Valore in Fior.** Tonnellate* Valore in Fior.**
1862 669,7 17.920 89,3 119:50:00
1863 8444,8 45.240 86,5 114:50:00
1864 9592,8 28.635 92,4 577:50:00
1865 5903,5 21.804 33,6 240
1866 5936 21.200 82,6 157:50:00
1867 5376 19.200 117,6 242
1868 5488 19.600 134,4 685
1869 4231,7 14.105 40,8 105
1870 3612 14.190 67,2 210
1871 4528,1 16.270 196 421

Enrico Höfling, subito dopo aver siglato la divisione sociale, al fine di raggirare il patto di non concorrenza siglato con l’Hartung, cedette lo stabilimento di Spalato alla sua seconda moglie Augusta Höfling.

 

Fig. 13Articolo pubblicitario«Il Dalmata» a IV, nr. 46, Zara, 09.06.1869

 

Sin da subito venne pubblicizzato lo stabilimento con la nuova denominazione “A. Höfling” dove la lettera "A." sta appunto per Augusta. Da quel momento in poi, Enrico Hartung, nonostante fosse colui che avrebbe dovuto continuare nella produzione del cemento idraulico, sembrerebbe che nulla ebbe più a che fare con tale prodotto, ma che abbia continuato con l’estrazione della pietra asfaltica, motivo per il quale sarà famoso.48)  Lo stabilimento di Spalato, produceva quanto già prodotto dallo stabilimento di Porto Mandoler, ovvero il cosiddetto cemento idraulico chiamato comunemente cemento romano 49)  che veniva venduto in botti da 200 e 300 funti (libbre) al prezzo competitivo di fiorini 1,80 al centinaio.50)  Il cemento prodotto dall' Höfling, fu tempestivamente pubblicizzato sui più grandi periodici dell’epoca, al fine di far conoscere questo nuovo prodotto agli ingegneri e capi mastri locali, nonché superare la concorrenza di altre ditte che lo importavano per lo più dall'estero.

Nel 1871, sembrerebbe che Enrico Höfling e sua moglie Augusta lasciassero per sempre Spalato e probabilmente la Dalmazia con destinazione sconosciuta, poiché questo cedette frettolosamente al Sig. Gianluca Benzon di Salona [Solin] tutti i suoi crediti nei confronti di terzi per un valore di oltre 300 fiorini al prezzo scontato di 160 fiorini 51) e nel febbraio del 1871, dopo qualche anno di attività, Augusta Höfling vendette agli imprenditori spalatini Lorenzo Gilardi e Marino Bettiza, il piccolo stabilimento per la fabbricazione del cemento idraulico, alla modica cifra di 200 fiorini V.A. 52)

 

Fig. 14Articolo pubblicitario«Il Dalmata» a VI, nr. 33, Zara, 03.05.1871

E' pertanto confutata la versione storica fornita da alcuni articoli, dove viene raccontato che Enrico Höfling lasciò Spalato nel 1870 per recarsi a combattere nel conflitto Franco-Prussiano ove rimase ucciso ed in conseguenza di ciò, la fabbrica passò automaticamente nelle mani dell'imprenditore Marino Bettiza in quanto quest'ultimo vantava nei confronti dell' Höfling un credito di 500 fiorini relativi alla costruzione dello stabilimento non ancora non saldati, così come è sconfutata la versione che identificava in Augusto Höfling, il fondatore dello stabilimento.

 

La fondazione dello stabilimento

Sebbene il 1865, sia stato considerato per molto tempo l'anno di fondazione della fabbrica di Spalato e come tale indicato sul materiale pubblicitario dal 1894 al 1909, in base alle ricerche da me compiute sulla base di fonti documentali certe ed inopinabili, è possibile fissarlo al 1867, l'effettivo anno di fondazione della fabbrica. Stante a quanto riportato sull'articolo pubblicitario in basso, pubblicato sul quotidiano “Il Nazionale” nell’anno 1870, e dai certificati in esso inseriti datati luglio e dicembre 1869, si sottintende in maniera piuttosto chiara che lo stabilimento di Spalato vene eretto dall’ Höfling nella seconda metà del 1867.

Va altresì precisato che presso l'archivio notarile di Spalato, non risultano documenti o atti relativi alla costruzione della fornace di Spalato o accordi siglati fra l' Hartung o l' Höfling  con Marino Bettiza relativamente alla costruzione della fabbrica ad opera della ditta di costruzioni "Marino Bettiza & Figlio". Tuttavia è verosimile che la fabbrica sia stata eretta proprio dall'impresa locale di Marino Bettiza.

In virtù del particolare contenzioso esistente fra i due prussiani e della mancanza di ulteriore documentazione comprovante le indagini minerarie concesse dall'allora Capitanato Montanistico, non è possibile affermare con certezza quale delle due fabbriche (Porto Mandoler e Spalato), sia stata costruita per prima.

Il fatto che l'anno di fondazione sia stato individuato nel 1865 potrebbe essere attribuito o ad un banale errore compiuto nel 1894 dagli anziani proprietari che mal ricordavano l'opera compiuta dall' Höfling, oppure che proprio nel 1865, sia l'anno in cui i due prussiani iniziarono le prime indagini minerarie alle pendici del monte Marjan che necessitarono dell'installazione di una semplice fornace nelle immediate vicinanze del luogo di estrazione della marna. A prescindere dall’anno di fondazione dello stabilimento di Spalato, certo è, che l’industria cementifera in Dalmazia nacque intorno nella seconda metà degli anni sessanta dell’Ottocento, per volontà dei due cittadini Prussiani, Enrico Hartung ed Enrico Höfling, grazie ai quali dopo aver individuato i siti più adatti per l’estrazione della marna ed aver sperimentato il processo produttivo, edificarono le rispettive fornaci, avviando seppur in leggero ritardo rispetto al resto d'Europa, un processo lento ma costante di industrializzazione in materia.